L'iniziativa
comunitaria ADAPT
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In linea generale si può affermare che per come è strutturato il
sistema FSE (obiettivi assi, sub-assi, definizione delle
tipologie di destinatari, tempi, costi, ecc.) non esistono
grandi margini di flessibilità che permettono di innovare, realizzando
iniziative formative costruite sui contesti locali, dando spazio
alle specificità. La programmazione regionale delle politiche formative
(cofinanziate dal FSE) segue le direttrici procedurali definite
a livello europeo e nazionale (Quadro Comunitario di Sostegno -
QCS - Piani Operativi - PO - Piani Operativi Plurifondo - POP) attraverso
Piani nazionali e regionali.
Senza entrare nel merito delle difficoltà prodotte da questo doppio
livello di intervento, in termini di capacità di raccordare la programmazione
regionale con quella centrale (QCS
e POP-PO), si vuole porre l’attenzione sui limiti posti dall’attuale
programmazione FSE che ostacolano la replicabilità di modelli di
intervento quali quello sperimentato con questo progetto ADAPT.
Le procedure codificate nei Regolamenti e nelle diverse Circolari
FSE impongono alle Regioni precise linee guida per la programmazione
delle politiche formative. La discrezionalità che le Regioni potrebbero
avere a livello locale è in ogni caso limitata dalle difficoltà
delle stesse nel garantire un raccordo tra domanda e offerta
di lavoro, per l’assenza o l’inadeguatezza di preliminari attività
di rilevazione dei fabbisogni e di valutazioni di efficacia dei
precedenti piani formativi.
Nella gran parte dei casi le Regioni (e/o le Province dove è prevista
la delega) non fondano la programmazione delle politiche
formative su un’attività di rilevazione dei fabbisogni formativi.
La programmazione operativa (attività formative programmate) spesso
si riduce ad una raccolta e valutazione delle proposte presentate
dagli Enti di formazione. Questi, spesso oberati da costi di struttura
e personale che devono coprire, tendono a formulare proposte che
rispondono in via prioritaria a questo obiettivo o che si allineano
sui tradizionali standard formativi (contenutistici e metodologici).
Il meccanismo complessivo di pianificazione risulta in sostanza
orientato all’offerta spesso mancando di collegamenti con
le esigenze del Mercato del Lavoro.
Anche nei casi in cui l’attività di pianificazione tiene conto dei
risultati della valutazione dei precedenti piani formativi (valutazione
ex post degli esiti formativi) e si orienta sui risultati delle
preliminari attività di rilevazione dei fabbisogni, con le quali
vengono sperimentati anche processi di dialogo sociale e
coinvolgimento degli attori istituzionali, sociali ed economici
del territorio, si possono comunque porre in evidenza alcune
criticità.
Sebbene l’attività di rilevazione metta le Regioni o le Provincie
in condizione di individuare e bandire specifici profili professionali,
non sempre tali figure risultano rispondenti alle reali
esigenze del territorio e del Mercato del Lavoro locale. Questo
perché in generale, l’analisi dei fabbisogni avviene su larga
scala (a livello regionale, solo in alcuni casi provinciale),
non soffermandosi su realtà territoriali omogenee, ma analizzando
macro variabili e macro settori. I documenti di programmazione regionale
si limitano ad una analisi socioeconomica del territorio; i dati
sull’andamento della domanda e dell’offerta di lavoro vengono letti
attraverso rilevazioni ISTAT che, basate su dati aggregati, non
offrono informazioni articolate a livello sub-regionale, né si fondano
su incroci rilevanti tra diverse variabili.
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Quanto
poi al coinvolgimento degli attori del territorio, risulta
essere una pratica poco diffusa e in alcuni casi solo con finalità
consultive e non realmente partecipative (è il caso
dell’Umbria, della Lombardia e, per il Sud, della Calabria).
Per quanto attiene la valutazione, raramente le Regioni effettuano
valutazioni di efficacia/efficienza o analizzano le interrelazioni
degli esiti formativi con i fabbisogni professionali e di sviluppo
locale delle realtà di intervento. In generale la rilevazione ex post
viene intesa esclusivamente come rapporto tra speso e programmato
e non come elemento funzionale alla individuazione delle scelte strategiche
da inserire nei successivi P.O., o Piani della formazione.
Le criticità che emergono a livello di programmazione (scarso raccordo
con le esigenze territoriali locali) e i vincoli strutturali e procedurali
imposti dal FSE nell’ambito degli Obbiettivi 3-4, producono conseguenze
anche sul sistema dell’offerta formativa, limitando la possibilità
di realizzare interventi formativi più articolati e innovativi. La
prassi è progettare corsi di formazione predefiniti (a catalogo)
con metodologie didattiche spesso obsolete, troppo teoriche
e poco applicative. Raramente si alternano gli stages alle
fasi teoriche, così come raramente si prevedono
attività di affiancamento post-corsuale.
Dal punto di vista procedurale quindi i vincoli imposti dai
regolamenti gestionali (circolari, Vademecum FSE) impediscono
agli Enti di formazione di sperimentare corsi innovativi, sia
nell’articolazione didattica, che nelle metodologie, vale a dire interventi
formativi flessibili, rimodulabili in-itinere in relazione alle
esigenze dell’utenza e degli obiettivi corsuali. Questi limiti sono
particolarmente evidenti per la formazione professionale in
alcuni settori (nuovi bacini di impiego, ambiente, turismo)
e per alcune tipologie di utenza (es. adulti e/o occupati).
Maggiori spazi di intervento e possibilità di sperimentazione sono
offerte da alcune linee programmatiche. Le iniziative Comunitarie
come ADAPT, LEADER, alcuni Programmi Operativi Multiregionali, consentono
di realizzare interventi articolati in una pluralità di azioni (ricerca,
animazione, affiancamento, etc.) che permettono di intervenire su
ambiti territoriali circoscritti e di effettuare quegli approfondimenti,
analisi e verifiche che i vincoli procedurali/temporali e le difficoltà
sopra richiamate, impediscono di realizzare alle Regioni e agli Enti
di formazione.
Tuttavia anche per queste iniziative permangono alcuni vincoli imposti
dalle procedure del FSE. Il progetto ADAPT che presentiamo, ad esempio,
ha avuto difficoltà nel trovare sedi formative conformi alla
normativa poiché ha operato in aree rurali; vi sono state inoltre
difficoltà ad adeguarsi agli adempimenti procedurali nei tempi
previsti, poiché le realtà presentavano problemi e specificità.
In generale l’argomento apre la discussione sulle potenzialità e i
limiti del sistema della formazione e sulla necessità di garantire
maggiori forme di flessibilità per progettare e realizzare interventi
di formazione aderenti ai contesti locali. |
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Nota
1 (QCS e POP-PO)
In linea di
principio tale raccordo dovrebbe garantire l’efficiente operatività
dei P.O., ma nei fatti ciò non avviene per il concorso di due fattori
strettamente connessi tra loro. In primo luogo, perché le Regioni
italiane, per attuare politiche formative, dipendono fortemente
dagli stanziamenti FSE (integrate poi dal Fondo di Rotazione). Si
istituisce quindi un collegamento rigido tra programmazione centrale
(concretizzata nel QCS) e programmazione regionale che nel primo
non trova i criteri di orientamento, ma sostanzialmente la base
finanziaria su cui strutturare le proprie linee di intervento. In
secondo luogo, la programmazione centrale viene formalizzata in
ritardo rispetto ai periodi oggetto della sua previsione, provocando
ulteriori ritardi nella programmazione regionale (il QCS 94-99 è
stato approvato a dic.94).
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Nota2
(Mercato del Lavoro)
Superare
l’attuale orientamento all’offerta richiede di realizzare una pianificazione
che, anziché limitarsi ad indicare obiettivi validi sul piano generale
(spesso gli unici criteri di riferimento sono quelli delle categorie
dei beneficiari), li precisi con riferimento a profili professionali
e ad iniziative definite. Lo sviluppo di questa linea direttrice
comporta un notevole impegno perché richiede la realizzazione del
collegamento con il MdL e una analisi dei fabbisogni formativi analitica
e condotta a più livelli.
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Nota
3 (fasi teoriche)
Le
ragioni sono diverse e vanno dalla generale difficoltà delle strutture
formative ad organizzare tale attività in sede di progettazione,
alla reale impossibilità in alcuni casi di pianificare tale attività
a monte (gli obiettivi specifici e le sedi di realizzazione di alcune
fasi operative possono essere definite solo in itinere, e questo
non si concilia con i vincoli procedurali del FSE), per arrivare
alla resistenza delle aziende o enti/strutture che non sempre si
rendono disponibili ad ospitare stagiaires.
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Proposte
nell'ambito dell'iniziativa comunitaria ADAPT
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Iniziativa
comunitaria ADAPT : I limiti della Formazione |
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