La strategia del WWF per la costruzione delle competenze nelle aree protette italiane

n parco nazionale, un’area naturale protetta rappresentano un nuovo approccio con il patrimonio naturale, con il paesaggio e con il territorio: non più saccheggio e devastazione ma utilizzo oculato delle risorse attraverso efficienti strumenti di pianificazione.
E’ questa l’opportunità per conseguire un nuovo sviluppo sostenibile e durevole, che offra possibilità di crescita alle popolazioni locali e opportunità di lavoro per i giovani.
Dall’agricoltura compatibile, al turismo all’artigianato, al recupero dei centri storici , ai prodotti di qualità: queste le nuove prospettive che si aprono con un parco nazionale. L’applicazione della legge quadro sulle aree protette, approvata nel 1991 dopo 30 anni di battaglie, stenta però a partire ostacolata da diversi problemi. Soltanto realizzando il disegno racchiuso nella legge quadro, salutata come un importante traguardo civile e democratico, sarà possibile allineare l’Italia al fianco delle nazioni più progredite. Il WWF Italia, alla fine degli anni ’80, ha dato vita a una strategia per il coinvolgimento delle comunità locali delle aree protette, per:

 

  • far conoscere e comprendere inizialmente le risorse naturali e culturali di un’area protetta e successivamente sostenere la loro gestione, con modalità appropriate ai bisogni e alle realtà locali e in modo sostenibile per l’ambiente e per l’economie locali;
  • avviare iniziative pilota nelle aree protette con l’attiva partecipazione a livello locale di persone, gruppi e organizzazioni, tramite attività di costruzione delle competenze (capacity building) .

  • Promuovere uno sviluppo di tipo sostenibile per le aree rurali coerente con le linee guida del V Programma Ambiente dell’Unione Europea e con quelle dell’Agenda 21;
  • dimostrare all’opinione pubblica come sia possibile conciliare la conservazione dell’ambiente e lo sviluppo socio-economico;
  • ampliare la rete delle aree protette italiane;
  • creare modelli dimostrativi trasferibili di sviluppo;
  • creare una rete che consenta la diffusione delle conoscenze acquisite;
  • incrementare il reddito delle comunità locali con attività rispettose dell’ambiente;
  • dimostrare come sia possibile utilizzare in modo parsimonioso e non lesivo nei confronti dell’ambiente fonti pubbliche di finanziamento.

P.N. dell'Aspromonte:
artigiano tessile, fase di lavoro di tessitura


La partecipazione

Una particolare attenzione è stata dedicata, durante la realizzazione dei progetti avviati in questi anni dal WWF, ai processi di "sviluppo dal basso" (buttom up), che hanno contribuito a mettere in discussione l’approccio, per il passato dominante, dello "sviluppo dall’alto" finalizzato a innestare sul territorio, senza particolare attenzione al quadro socio-economico dell’area di riferimento, imprese di grandi dimensioni, con il contributo della grande industria e dello stato. E’ spesso accaduto che ingenti risorse venissero mobilitate per interventi di sviluppo d’area che, non avendo base e risonanza nella società locale, hanno finanziato strutture e opere finanziate non utilizzate e non gestite. Del tutto diversi sono il senso e le implicazioni del modello dello sviluppo dal basso che pone l’attenzione sulla mobilitazione delle energie sociali intorno a una idea-progetto. L’impresa non è più considerata quindi autonoma rispetto alla società: l’ambiente sociale, culturale e politico in cui l’attività economica si sviluppa è in grado di influenzarne in modo determinante le sorti.

Un fenomeno abbastanza consueto nelle aree soggette a recessione economica soprattutto se di lungo periodo (situazione che accomuna molte zone rurali italiane tra cui le aree parco), è inoltre la mancanza di una prassi collaborativa. Spesso la crisi dell’economia si accompagna ad una più generale sfiducia nelle possibilità di qualunque azione collettiva volta al miglioramento della situazione. Da ciò, spesso, emergono comportamenti opportunistici, che rendono particolarmente complicata la realizzazione di qualunque progetto che postuli il consenso e la collaborazione di più soggetti. Inoltre la mancanza di fiducia rende problematica l’attuazione di progetti che richiedono investimenti nell’immediato e, magari, portino risultati nel medio e lungo periodo. Viene quindi considerata con più favore la costruzione di opere di dimensioni cospicue, in grado di assegnare redditi immediati ad un gruppo individuabile di soggetti, rispetto a dei progetti che hanno per obiettivo una crescita generale in un periodo più lungo. L’opportunismo e l’individualismo si riflettono e sono aggravati dall’incapacità di elaborare progetti sistemici; non solo l’azione dei singoli tende ad essere opportunistica, ma anche l’attività degli enti preposti alla programmazione tende a distribuire le risorse e gli eventuali incentivi tra i differenti gruppi di interesse piuttosto che a ricercarne la collaborazione, individuando linee unitarie.

 

P.N. Pollino: la roccia detta "uomolungo" a ridosso dell'abitato di Orsomarso

 

P.N. del Cilento-Vallo di Diano:
Monti Alburni, mucche al pascolo in una radura

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