Orgosolo
conta circa 4900 abitanti su un territorio di 224 Kmq. Suggestivi paesaggi
naturali, costumi di grande fascino e frammenti della storia più antica
della Barbagia caratterizzano il centro che rispecchia il mondo aspro
e selvaggio del Supramonte. "Orgosolo è conosciuto nell'isola per l'indocilità
e la cattiva fama dei suoi abitanti" rimarcava La Marmora nel suo Itinerario.
Sempre nell'Ottocento, pero, c'era chi ne riconosceva meriti e qualità
morali: " Considerati nella miglior parte essi sono uomini d'intelligenza-
scriveva nel Dizionario Vittorio Angius- cortessisimi nell'ospitalità,delicati
in certi rispetti d'onore e religiosi" Sui frammenti superstiti della
vecchia archittetura, si compongono ora le immagini dei murales, gran
parte con la firma di Francesco del Casino, cui si deve anche l'affresco
della facciata del municipio. E' sua fuori dall'abitato quell'insolita
figura, dipinta su una roccia che sembra richiamare le vecchie leggende
della fantasia popolare. Si coglie il respiro dei millenni nella maschera
di su maimone 'e fune del carnevale orgolese, che richiama al culto
di Dionisio " il dio che nasce e muore, ciclicamente come la vegetazione"
scrive Dolores Turchi in Sardigna Antiga. La preistoria ha lasciato
numerose testimonianze materiali. I reperti neolitici di Locòe, la domu
de janas con betilo scolpito di Sa Lopasa, le necropoli ipogeiche di
Oreharva, di Sirilò, il gigantesco menhir di Pedras Fittas, le torri
nuragiche di Biduni, di Illole, di Dovilineo, di Lartiò, di Delacana,
di Ortottida, di Filigai, di Mereu, di Gorropu, di Lollove, le tombe
di giganti di Sa Charchera, di Ventosu, di Sa Senepida confermano un'intensa
frequentazione nel Neolitico medio e recente. Frequentazione non interrota
nel periodo romano testimoniato dal deposito votivo di Orulo che ha
restituito vasselame, anse in bronzo, e monete di età imperiale. L'interesse
per l' archeologia si allinea con il fascino dei paesaggi, qui si può
avere "la sorpresa di trovare, su uno sperone che fuoriesce leggermente
dalla chioma compatta del leccio"-scrivono Fulco Pratesi e Franco Tassi
nella Guida alla natura della Sardegna. Hanno un suo fascino il baratro
di Su Gorropu, che precipita per circa trecento metri tra pareti inaccessibili;
la dolina di Su Sercone, delimitata da ripide e profonde pareti. Caratterizzano
il paesaggio vecchi ovili in pietra, tronchi di ginepro, mufloni che
si muovono agili tra i dirupi e aquile reali che dominano con la maestosità
dei loro voli. Sempre quassù dorme su sorighe 'e padente, il ghiro,
che assieme al topo quercino sono prede degli artigli infallibili dell'astore.
Un' altra scultura che offre la natura è Monte Novo S.Giovanni, un cilindro
di calcare e che vanta un raro endemismo botanico, il Limoniun morisianum.
Sulla sommità della torre di pietra si trovano le rovine della vecchia
chiesetta dove si celbrava la sagra di Santu Juvanne 'e sos sordadeddonos.
Oggi la festa della Vergine Assunta il 15 agosto rinnova antichi riti.
Ha evocazioni lontane anche la festa di Sant'Antonio Abate che alla
vigilia del 17 gennaio vede balli intorno a grandi falò. In giugno si
festeggia Sant' Anania e San Pietro, patrono del paese. Inoltre la popolazione
riserva devozione particolare per la beata Antonia Mesina.
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